Faaker ovvero:
C’ho l’anca sbilenca, ma la voja nun manca.
Arriva Signori, siatene certi. Dopo il solleone dopo gli ombrelloni, dopo il mare e dopo ferragosto, in tiepida lontananza, si inizia a percepire nell’aria un certo sentore di bosco. Una reminiscenza di antichi riti pagani, perpetrati fra foreste incontaminate e laghi di un azzurro infinito. Il popolo viandante, gli abitanti della strada, i seguaci del V twin, i bikers erranti e con loro tutto il mondo H.O.G, alzano la testa e guidati da un istinto a loro ben noto, fiutano l’usta e capiscono che Settembre sta arrivando.
“Settembre andiamo” l’incipit di una delle più belle poesie di Gabriele D’Annunzio, che, purtroppo per lui, non ha mai posseduto una Harley e dedicata ai pastori della sua regione, potrebbe benissimo rappresentare il motto di tutti noi. Appassionati delle due ruote a stelle e strisce, perenni ragazzi alla continua ricerca di ciò che non fa invecchiare. Un nuovo percorso un nuovo viaggio e forse perché no, anche di uno già fatto ma che vale la pena di ripetere. Ed è così che quasi alla fine dell’estate ad un passo dagli autunnali giorni, l’European bike week torna nella sua location di Faak am see, a esercitare il suo “potente” richiamo. Chi puòsicuramente non manca all’appello, e da tutto il mondo, carovane di bikers si muovono verso la più importante migrazione dell’anno. Definire il Faaker presumo sia banale, è un evento unico in Europa per dimensioni, importanza e partecipazione.
E definire l’effetto che fa, impossibile, vario come il mondo che vi partecipa e personale come lo sguardo di chi lo vive. E quindi “ragazzi” bottone alle otto, innestiamo la prima e diamo inizio alle danze. C’è Casco giallo che guida il drappello, Trampa ci copre le spalle, Lupo grigio lo affianca e poi l’Head e i Road che completano il tutto.
Nel gruppo tanti veterani e quest’anno anche svariati novizi, per loro sono sicuro sarà un esperienza unica, come unica è stata la mia “ prima volta.” Nove mesi sono un lasso di tempo più o meno lungo a seconda di come vengono vissuti, per una puerpera sono di dolce attesa, per uno studente, di apprendimento proficuo, per me, costretto da un femore difettoso e da una conseguente operazione, ad uno stop forzato, si è trattato di una lenta agonia.
Lunghi giorni di riabilitazione, dove la voglia di tornare presto e di nuovo in mezzo ai miei Fratelli del Roma, è stata determinante nei momenti in cui lo sconforto, malignamente, bussava alla mia porta. Eccomi qui eper il tanto agognato rientro la scelta non poteva che cadere su questi precisi giorni e su questo preciso festival. Il percorso dolcemente scivola sotto le ruote, il motore come da spartito accenna le sue note, le variazioni del paesaggio con le sue differenti cromaticità, gli odori che raccontano storie più o meno conosciute ed il senso di appagante e totale libertà, confermano quello che ho sempre saputo.
È la strada, ed è sempre stata lei, l’unico motivo, l’unico desiderio, l’unico scopo e l’unico esame che ognuno di noi cerca ogni volta che sale in moto ed unisce il suo andare a quello dei suoi simili. Simili ma mai uguali, ogni storia è diversa, ma la passione rimane sempre la stessa. La mente viaggia su un percorso tutto suo, le città si susseguono e fra una sosta e l’altra ci concediamo battute sorrisi un caffè una sigaretta e purtroppo anche qualche piccola defaiance meccanica.
La formazione avanza in perfetta armonia siamo già a buon punto, poi ancora città, fiumi colline e vallate, in lontananza l’imperioso profilo delle Dolomiti friulane sta lì ad indicare che la meta è vicina. Uno spettacolo impressionante, una natura imponente che colpisce l’occhio e si presenta in tutta la sua maestosa regalità.
Siamo al confine, foto di rito e via verso le Alpi Giulie,dove dolcemente adagiata nell’alta valle del Sava, ci attende Kranjska Gora, deliziosa località sciistisca e meta del nostro cammino. La piccola cittadina montana ci accoglie placidamente fra le tipiche abitazioni d’epoca, i monti subito alle sue spalle e tanto tanto verde, siamo di casa qui e come ci capita l’occasione torniamo volentieri. Doccia veloce cenetta un saltino al pub e tutti a nanna, la giornata è stata proficua ma al contempo impegnativa e gli 800 percorsi consigliano un corroborante riposo.
L’aria del mattino e fresca e frizzante, i quasi 900 metri di altitudine impongono felpa e giubbottino, sornione sorrido e penso ai 32 gradi che ho lasciato a casa. Si valica fra un incantevole paesaggio, formato da boschi dalle mille tonalità di verde, piccoli torrenti ed un sole pigro che inizia ad operare il suo benefico influsso.
Siamo qui Signori, ed il Faaker con tutto il suo “Circo” inizia ad ammaliarci. Ripeto, tentare di definire questa esperienza unica e straordinaria nel suo genere, risulta opera vana, una Babele di suoni di rumori di motociclette di personaggi stravaganti di profumi di rarità di tecnologia di abbigliamento e…. e chi più ne ha più ne metta. Tutto e ripeto tutto, dedicato e basato su questa leggenda a due ruote che dal 1903 risponde ai nomi del signor William Harley e del signor Arthur Davidson.
Ovviamente non dimentichiamo dove siamo, questo è il paradiso dei motociclisti, quindi il pomeriggio è interamente rivolto verso gli splendidi percorsi montani che la località offre in abbondanza, e all’istante, tutto diventa meraviglioso incanto. “ Ed è subito sera” caro Salvatore non sai quanto hai ragione, quando ci si diverte, quando si sta bene, quando si fa quello che più ci piace il tempo si trasforma e sembra perdere consistenza, vola via in un batter di ciglio, ma domani ci saremo ancora. E siamo a sabato il nostro terzo giorno, anche questo pieno di impegni di luoghi da visitare di kilometri da macinare, di vita da vivere. Piena libertà per tutti, chi vuole torna al Faaker chi preferisce altre mete ha solo l’imbarazzo della scelta.
Lo scrivente opta assieme a Tony, Feliciana sua consorte e il loro pargolo per una visita culturale al museo militare di Artiglieria, parliamo di qualcosa risalente ai tempi della “ Cortina di ferro”
postazioni antiaeree e strategiche in previsione di un attacco proveniente dai paesi dell’ex Patto di Varsavia.
Siamo in montagna, praticamente in mezzo al nulla, è caldissimo, il Gilet di pelle sembra un’armatura.Togliamocelo, è un sacrilegio lo so, ma quassù chi vuoiche ci veda. 500 metri in salita in un bosco fitto, posizione ideale per approntare una postazione di cannoni mitragliatrici e carri armati, perfettamente camuffati nella vegetazione, siamo veramente fuori dal mondo. Iniziamo la visita dalle trincee, ed appena usciti vediamo sopraggiungere un Carro Armato leggero, attrazioni del posto per i visitatori. E chi sono i passeggeri? Da non crederci, in prima postazione il nostro Vicedirector Pirimpazzo a seguire l’Head Bob e il Road Peppino, novelli guerrieri pronti all’assalto.
E noi siamo senza Gilet…..ma dai su e allora ditelo!! Per il pomeriggio è comunque previsto un mini tour dei castelli limitrofi, organizzato condotto e diretto dal nostro “ fratellino” Manuele, di quello che abbiamo non ci manca niente. Quindi a briglia sciolta a goderci tutto ciò che il posto generosamente ci offre e che comporrà il nostro piccolo album dei ricordi, una volta tornati. Unico ma non tassativo vincolo, la serata del sabato, vorremmo passarla tutti assieme per la cena e così sarà. Si impegna e si ingegna, ma chi? La Capogna e ci organizza una degustazione di cucina locale di primissima qualità, carni della tradizione verdure dedicate, birra tassativamente del posto e dolci tipici, manca solo un “Lucano” ma nella vita non si puòsempre avere tutto. Buonanotte signore e signori a domani, riposate bene perché il viaggio sarà lungo oneroso e soprattutto caldo, torniamo al sud.
Partenza di prima mattina ancora con il fresco, ma già dopo un paio d’ore il sole inizia il suo lento ma incessante ed intenso lavoro, tutto si scalda ed il sudore non tonifica, ma anzi peggiora le cose. Alla fine saranno registrati 37 gradi centigradi, niente male per essere alla soglia dell’autunno, noi comunque ci si può definire “animali” coriacei, pertanto proseguiamo sul nostro percorso fra sali minerali dispersi ed ettolitri d’acqua ingurgitati, fino alla fine, fino a quando col nostro olfatto non iniziamo a percepire l’odore di casa.
Quattro giorni intensissimi vissuti pienamente e ricchi di eventi e di aneddoti “ spero vivamente per Tonino che non abbia veramente, anche se per errore, messo nafta nel serbatoio al posto della benzina” per Lui sarebbe finita. Santo Trampa non ti dimenticare mai di noi, curaci da ogni male…….Ho avuto il piacere e l’onore di percorrere l’ultimissimo tratto di strada, alle spalle di un Indomabile “ vecchietto”, riuscendo così a vedere dal vivo, la potenza e la vitalità che una passione può infondere, anche a scapito di tutte le traversie che la vita ci può riservare.
Ed ho compreso quello che accade quando un attimo dopo, la passione si trasforma in amore per quello che fai. Questo Signore, si chiama Esempio. Spero per voi, di avere nella vostra vita, la fortuna di conoscere almeno una sola persona di Tale Caratura. Grazie, grazie a tutti, per lo splendido lavoro per la gioiosa compagnia per la serena armonia e per quanto altro siete riusciti a creare e ad organizzare a nostro beneficio…….Nel mio caso ne avevo particolarmente bisogno.
Grazie ancora.
Take care of you.
By Moschet.