Motobenedizione, ovvero:
A casa di Don Biker.
Un variegato corteo di motociclette si dipana sulla Via del mare, direzione Ostia. Ostentatamente lungo, compatto e multicromatico. Dalle macchine in transito ci osservano con un pizzico di curiosità, ed in qualche caso, sicuramente anche con un po’ d’invidia. Capita spesso, lo spettacolo gode sicuramente di un fascino del tutto particolare, ed offre ottimi incentivi all’immaginario dell’osservatore, ce lo confessano in molti. Siamo fermi ad uno dei semafori, una vettura mi si affianca ed il passeggero abbassa il finestrino, è una ragazza, sorride e mi domanda: “ dove state andando?” “ a farci benedire” rispondo.
Ride, mi strizza l’occhiolino e saluta, sono sicuro si sia convinta che fosse una battuta, con un sottinteso richiamo al luogo dove abitualmente ci invitano ad andare, tutti quelli che malsopportano gli esasperanti decibel delle nostre marmitte. Accade specialmente quando attraversiamo quei piccoli paesini dove tutto è calma ed armonia ed accade di frequente. Ma invece è proprio vero, stiamo andando a farci benedire nel senso letterale e biblico della parola.
Ci siamo mossi dal Fungo dell’Eur dove per l’occasione avevamo appuntamento, quasi un centinaio di moto e ancor più partecipanti. Il Dio Giano, eponimo dell’attuale mensilità, oggi con benevola magnanimità ha elargito per noi, una splendida giornata, donandoci assieme al freddo tipico del periodo, un sole splendente e vivo, che promette luce e calore. È la prima uscita ufficiale dell’anno e la dedichiamo interamente al compimento di questo rito liturgico, un’invocazione della Grazia Divina a favore nostro dei nostri cari, e visto che ci siamo, anche delle nostre amate due ruote.
Nei ranghi del Romachapter, annoveriamo, come d’altronde accade in qualsiasi consesso che riunisce un cospicuo numero di affiliati, una vasta rappresentanza di Umanità, dalle più svariate competenze e professionalità e ci fregiamo tra l’altro, della presenza fra le nostre fila di un Sacerdote. Don Pierpaolo Oddo, Reverendo in quel di Pratica di Mare.
Il nostro Don assolve i suoi doveri come Cappellano Militare presso l’aeroporto dedicato al Colonello pilota Mario de Bernardi, già medaglia d’argento al valor militare. La struttura, ripeto, più comunemente nota come Aeroporto di Pratica di Mare, raccoglie in se stessa molteplici reparti e specialità, essendo tra l’altro anche una base interforze. È lì che ci stiamo recando, il posto dove trascorreremo l’intera giornata fra aerei elicotteri e se siamo fortunati anche qualche Top Gun.
Passiamo dalla litoranea, il clima mantiene le sue mattutine promesse, non proprio freddo e tanta tanta luce, questo permette di godere un ottimo panorama composto da macchia mediterranea, dune multiformi e da un mare che per l’occasione indossa una veste composta da tutte le tonalità d’ azzurro. Il corteo procede in perfetto ordine, guidato dal nostro Head meticolosamente assistito dai Road, e ovviamente sotto l’onnipresente supervisione dei nostri Safety.
Portare in formazione un numero così elevato di moto, su piccole strade di periferia in una giornata gravata dal traffico festivo, non è esattamente una passeggiata ma, questi signori riescono magistralmente a farla sembrare tale. Il percorso sfortunatamente non è poi così lungo comunque non ci lamentiamo, è solo una delle prime uscite e fra qualche settimana con l’Ice Tyres inizieremo a fare sul serio. Un’oretta scarsa di guida e siamo sul posto. Passiamo i controlli di sicurezza, veramente meticolosi, purtroppo i tempi sono questi e una Base militare di tale strategica importanza, non può permettersi errori di nessunissima natura.
Varchiamo i cancelli e siamo dentro, lo spettacolo è impressionante, si tratta di una piccola città nella città, l’estensione è veramente imponente ma a differenza di quello che osserviamo quotidianamente in quella più grande, qui dentro tutto è composto ed in ordine. Il verde ben curato le strade perfettamente manutenute le strutture in ottimo stato di conservazione, insomma una gestione superlativa. Questa base che tra l’altro accoglie il Comando di Brigata Aerea ed il reparto di Volo Sperimentale dell’Aeronautica Militare Italiana, ha vissuto, nel tempo, momenti di grande importanza Geopolitica, ospitando nel maggio 2002 il vertice “Nato/Russia” dove 20 Capi di Stato e di Governo, proprio qui si riunirono per firmare la Dichiarazione del Summit di Roma. E non dimentichiamo che ancora su questa pista, nel luglio del 2006, atterrò l’aereo che riportava a casa la nostra Nazionale di calcio, orgogliosa vincitrice del Campionato Mondiale di specialità, tenutosi in terra Teutonica. Insomma il posto è importante e ci tiene a farlo notare.
Parcheggiamo vicino ad un hangar, il vasto piazzale antistante ci accoglie comodamente e mentre aspettiamo l’inizio della funzione due chiacchiere ci stanno tutte. La particolare natura dell’occasione stimola pensieri profondi e senza neanche accorgermene mi ritrovo coinvolto in disquisizioni teologiche. Fabio accenna al suo profondo senso di fede e da quell’uomo di competente cultura che è, argomenta sapientemente le proprie convinzioni e ne esplica francamente le motivazioni. Io, purtroppo per me, pratico un volo più basso e forse leggermente diffidente.
Da parte mia ribadisco di avere in proposito una posizione dubitativa, comprensiva cioè di tutte le contraddizioni che distinguono la mia personalità e di tutto quello che ho potuto apprendere sul tema. Scherzosamente mi definisco un ateo alla Gassman e mi spiego. L’aneddoto fu raccontato dallo stesso attore durante un’intervista e riguarda lui ed un altro gigante del cinema Italiano, Alberto Sordi. “Quando la morte bussa alla porta, lo scetticismo scappa dalla finestra.”
Con questa citazione il Mattatore voleva chiarire il suo riavvicinamento verso un Credo che aveva ostinatamente rifiutato in età giovanile. E a ulteriore conferma del ripensamento, citò quella volta che assieme all’Albertone nazionale, parlando appunto di oltremondanità, aveva espresso tutta la sua miscredenza, venendo per questo redarguito dal Sordi con un “e fai male Vitto’ perché nun se sa mai.” Un, nun se sa mai, che ora in età matura lo costringeva a complicate ma impellenti riflessioni. Non si è mai saputo come e se Vittorio risolse la cosa, ma i suoi funerali si svolsero in chiesa. Ecco questo è un ateo alla Gassman, uno che non preclude al dubbio la giusta considerazione, comunque capace di importanti e intimi ripensamenti anche apparentemente incoerenti. Dote questa di difficile gestione.
La Santa Messa ha inizio, si svolge nella cappella dedicata alla Vergine di Loreto, una dolcissima chiesetta posta all’interno della base, dove all’entrata su una targa marmorea si può leggere la stupenda preghiera dell’aviatore. La liturgia è quella della terza domenica del tempo ordinario, il rituale procede secondo prassi. Inni di introduzione, Antifona d’ingresso Atto penitenziale e a seguire l’Inno di lode. Don Paolo sapientemente guida l’assemblea, il locale ovviamente è stracolmo. Si giunge alla liturgia della Parola e mi concentro sulle prime righe del Salmo Responsoriale. “Fammi conoscere Signore, le Tue vie, insegnami i Tuoi sentieri.” Niente di più appropriato per gente come noi, vagabondi su due ruote alla perenne ricerca di una meta, eterni viandanti che, per loro precipua scelta, non diventeranno mai viaggiatori, lupi solitari che rispettano solo la legge del branco. Molto toccante altresì è il momento del ricordo, dove si susseguono i nomi di coloro che purtroppo ci hanno lasciato, di tutti quelli che una meta finalmente l’hanno raggiunta. Lontano da noi ma idealmente sempre nel nostro cuore e vividamente impressi nella memoria. Lì potremo raggiungerli, sulla quella strada senza fine, dove un giorno ci ritroveremo finalmente tutti assieme, e chissà se il Capo deciderà di unirsi a noi. C’è tempo anche per l’intervento del Comandante della base.
Il Generale di divisione Alessandro de Lorenzo ci porge i suoi cordiali saluti, e ci offre alcuni dettagli sulla struttura che ci ospita. Prima base aerea Italiana e seconda Europea, con una estensione di 900 ettari e con l’impiego di 5.000 dipendenti, fra militari e civili, costituisce uno dei più grandi complessi aeronautici nazionali. L’intuizione avuta all’inizio della visita, trova conferma nelle parole del Comandante, ma il meglio deve ancora venire. Alla fine della Messa ci riportiamo sul piazzale, dove sono, dolcemente baciati dal sole, parcheggiati i nostri “ferri.” Così vengono definiti da Don Paolo durante la benedizione, chissà se si offendono.
Ora possiamo dare inizio ad un carosello unico nella sua particolarità. Fra tutte le esperienze che un biker può vantare, fra tutte le strade che può dire di aver percorso, fra i mille tornanti affrontati e le curve più impegnative, pochi, sono quelli che hanno avuto la possibilità di poter sfrecciare sulla pista di un aeroporto, l’ha fatto Maverick in Top Gun, ma quello era un film, noi lo facciamo per davvero.
La tentazione di affondare sul gas è irresistibile e qualcuno non riesce a trattenersi, il grosso del gruppo comunque si dimostra più disciplinato, ma vi assicuro che anche così l’emozione è tanta. Sembra di correre su una tavola da biliardo, il fondo stradale perfettamente liscio, compatto e altamente aderente, trasmette sensazioni di guida uniche per la loro specie. Il bambino si sveglia e comincia a giocare, la compattezza del corteo gli dona marzialità e lo fa sentire importante, la velocità gli dona quell’attimo di ebrezza da sempre anelato, il vento gli va incontro e lo inebria, e poi il sole negli occhi e l’immaginazione completano il tutto. Ed il sorriso si allarga sempre di più. I francesi in questo sono più raffinati di noi, loro la chiamano Joie de vivre.
E si prosegue con fotografie e filmati, rigorosamente postati sui social, per l’invidia di tutti. Che poi non è nemmeno così difficile, basta venire all’Original e col #9076 appuntato sul petto, tutto diventa possibile. È ora della pappa, si va a mensa. Il rancio è quello tipico dei militari, pochi fronzoli e tanta sostanza, primo secondo contorno, gradita la presenza di un dessert e per chi vuole c’è anche la coca cola. La torta no, quella è proprio una raffinatezza, provo furbescamente a prenderne un’altra fetta, ma la coscienza non me lo permette, lo spirito del giorno si è impossessato di me e mi inibisce, starò diventando Santo? Il pensiero mi colpisce, corro ai ripari e metto due bustine di zucchero nel caffè.
A parte gli scherzi, una iniziativa coi fiocchi organizzata con cura e capacità che ci ha donato splendidi momenti da ricordare. È mia doverosa abitudine, ringraziare sempre e comunque, tutti coloro che con il loro lavoro e il loro impegno rendono possibili esperienze di tale portata, non mi esimerò dunque neanche questa volta. Grazie, grazie a tutti voi, ed a due in particolar modo. Grazie al nostro Sacerdote di riferimento che ci ha ospitato in casa sua, un monolocale da 900 ettari, sappi che da oggi il nomignolo Don Biker sarà sempre legato al Tuo nome. L’altro si chiama Merlino, fa le magie ma non ama la pubblicità……..noi comunque sappiamo di chi si tratta.
Statemi sani.
By Moschet.