Editoriali

ELBA TOUR ( AKA WOMAN SURPRISE )

Elba Tour, ovvero:
20.000 curve sopra il mare.
Iniziamo dalla fine. Siamo sul molo di Portoferraio in attesa del traghetto che ci riporterà a Piombino e da lì sulla via di casa. Casualmente intercettiamo una breve conversazione tra il Direttore e lo scrivano, che poi sarei Io. “ Simo’ ti rendi conto che da dicembre ad oggi, ogni volta che siamo usciti, abbiamo sempre, come minimo preso l’acqua, se non di peggio, freddo vento e quant’altro? Lui ci riflette un attimo e poi risponde: “ Non sempre Cla’ per esempio nel run di Bologna abbiamo avuto bel tempo”. Ahh, il run di Bologna lo avevo completamente dimenticato, quindi replico: “ Non c’ero, è l’unico run dall’inizio dell’anno al quale sono mancato.” Mi guarda, e noto in un leggero bagliore dei suoi occhi, la genesi di una repentina intuizione, partorita sicuramente da una mente sagace, ma che comunque avvezza alla cialtrona ironia romana, non può fare a meno di donarsi e di donarmi la dovuta dose di sarcasmo, dovuto
all’ingenua quanto implicita ammissione.

“A questo punto Io mi farei una domanda Claudio.” Neanche dieci parole, accompagnate da un sorrisetto placidamente malizioso e seguite da una sonora risata congiunta. Ci metto un millesimo di secondo per capire la sua allusione. Allora il menagramo sono Io, novello Fantozzi con la nuvoletta perennemente al seguito, mi rifiuto di crederlo, anche se… Riavvolgiamo il nastro e ripartiamo dal principio. Il ponte del
25 Aprile. Sul calendario degli impegni annuali del Chapter, nella casella occupata da questi giorni, campeggia a grandi lettere la scritta Woman Surprise. Appuntamento oramai rituale, tradizionalmente dedicato al mondo delle Lady e di loro totale appannaggio. La destinazione l’alloggiamento, i menù, i percorsi e tutto quello che può seguire e servire, viene ideato, organizzato ed ispirato dalla loro creatività.

Il compito è arduo, accontentare una platea così vasta e navigata come quella del Roma Chapter, è cosa sicuramente impegnativa, ma le menti ci sono e le capacità pure, il resto lo farà il gioco di squadra. Quest’anno non c’è ‘’surprise” il tipo di viaggio prescelto non la consente, dobbiamo prendere un traghetto e bisogna comunicare anticipatamente le targhe delle moto, quindi al momento della prenotazione già sappiamo che la nostra meta sarà l’Isola d’Elba, una delle più belle dell’arcipelago Toscano. Il percorso prevede la percorrenza della A 12 che guarda caso passa proprio, proprio sotto casa mia, chiedo quindi la concessione di congiungermi con il gruppo all’altezza dello svincolo di Ladispoli e dopo una risposta affermativa mi porto in posizione di aggancio. Li vedo arrivare da lontano e devo confessarlo, fa sempre un certo effetto osservare una formazione di bikers in avvicinamento.

Li conosco tutti, chi più chi meno, conosco le loro storie le loro professioni la loro normalità. Ma, e credo che questo avvenga nella maggior parte dei casi, quando non sei lì con loro, quando non fai parte di quel corpo unico che si muove in assoluto equilibrio, quando la distanza ti concede il lusso di una osservazione fuori campo, non puoi far altro che ammirare l’impeccabile sincronia dell’insieme, espressa in un’ unica ineccepibile manovra eseguita da molteplici elementi perfettamente armonici. E tutto questo, lasciatemelo dire, affascinandoti, trasporta l’immaginazione verso ancestrali figure, archetipi latenti che trovano forma e figura nello spazio e nel tempo di una sola sinapsi*.

Il complesso quindi secondo predilezione, ci può apparire come uno stormo di uccelli in volo, un branco di lupi in caccia, una filarmonica che esegue la Sonata al chiaro di luna di Beethoven, un campo di papaveri mosso dal vento, o come nel mio caso la Cavalcata delle Valchirie. Ehmm…scusate mi sono lasciato sopraffare dall’enfasi del momento.

Stanno arrivando, anzi sono già arrivati, Bob, l’Head mi passa vicino e ad uno ad uno seguono tutti gli altri, ci siamo, tra poco arriva il mio punto di entrata. Non vorrei con una manovra sbagliata, rompere questo incantesimo, ma, quasi a sottolineare le mie primordiali impressioni, come diretti da una sapienza superiore, che poi è solo e solamente pura esperienza, i miei compagni allargano le loro file, facilitano il mio inserimento nel gruppo e una volta accoltomi nel movimento mi trascinano via con loro. Che bella sensazione!! Primo pit stop, saluto tutti e mi concedo un caffè, il viaggio sarà breve, Piombino per le nostre abitudini, è praticamente dietro l’angolo. Il cielo che alla partenza indossava un grigio impermeabile, sembra mostrare la voglia di svestire quel plumbeo abbigliamento e concedersi un capo
stagionalmente più appropriato, speriamo bene.

Siamo al molo d’imbarco, sbrighiamo le dovute pratiche, qualcuno approfitta del momento per sgranocchiare un panino, mentre la pancia della “balena” si apre e tutti noi, novelli Giona ci portiamo al suo interno. Un rumoroso parcheggio e siamo in navigazione. Seguiranno 50 minuti di placido mare e di amichevoli chiacchiere. Siamo alle propagini dell’Isola, il traghetto rallenta e ci concede più tempo per ammirare questo splendido paesaggio in avvicinamento,
cambiano i fondali e cambiano le varie tonalità di colori che un vanitoso mare sfoggia, passando da un blu cobalto ad un verde smeraldo per giungere in fine ad un azzurro turchese.


Non c’è immaginazione d’artista, capace di concepire cotanta bellezza, se non dopo aver veduto ciò che la natura gli concede. Il porto di Argo, mitologico approdo di Giasone e degli Argonauti in cerca della maga Circe ci accoglie nelle sue insenature. Portofferaio è poi divenuto il suo nome, traendo origine dalle attività siderurgiche, presenti nell’area da antichissima data. Ci siamo ora inizia il bello. Ci rechiamo
presso la struttura d’alloggio, uno splendido Camping ad un passo da Porto Azzurro, posto in una posizione ottimale fra un piccolo bosco ed il mare adiacente, equidistante dai borghi più attrattivi, splendidamente organizzato e ancor meglio gestito. Ripenso alla quota di partecipazione e mi domando come abbiano potuto ottenere tutto questo (traghetto compreso) con una cifra così relativamente esigua.

Le menti ci sono, le capacità altrettanto, il resto lo fa il gioco di squadra e che squadra!! Il tempo di sistemare le cose e corriamo a sfogare la nostra voglia di strada. Si inizia così un piccolo Tour dell’isola. Tenendo conto della particolare morfologia di questi posti, il percorso in qualsiasi direzione si vada, offre una infinita serie di curve e tornanti incantevolmente accompagnati da superlativi panorami.


Una, due, cento, e tutte esaltate da una splendida visione marina in sottofondo. Ci fosse da trovare un titolo per questa emozionante esperienza, ricorrerei al rivisitato ventimila curve sopra il mare, sperando che il vecchio Jules Verne non se ne abbia a male. Il tracciato richiede concentrazione, l’andatura si fa più allegra, ma purtroppo il traffico di automobili in spazi così angusti e con pochissimi rettilinei, spezza la formazione. Le possibilità di sorpasso in sicurezza si fanno rare, un gruppo si allunga più di un altro
che così rimane in retrovia.

Ora sarà per il ben conosciuto teorema della vastità, sarà che le tradizione vanno comunque sempre rispettate, o sarà che siamo sempre i soliti, alla fine ci perdiamo. Ma non c’è problema, con noi c’è il Trampa. È sufficiente una sola telefonata ed il nostro Evangelico safety, si opera per monti e per valli,
recuperando ogni pecorella smarrita, riconducendola in fine, come solo il Buon Pastore sa fare, al familiare ovile. Quindi foto di gruppo sopra il promontorio di Marciana Marina e di nuovo in sella per finire il giro e la serata odierna. Ci aspetta un abbondante aperitivo a bordo piscina, abbondante nelle intenzioni della struttura, che ingenuamente non si aspetta una calata di Unni stanchi ed affamati.

Prendiamola a ridere, quello che è accaduto in seguito, non sarà sicuramente mai inserito in nessunissimo manuale di bon ton, pubblicato dal Paleolitico dei Neanderthal ad oggi. Una abbondante cena a base di tipicità del posto sarà sufficiente a placare i nostri appetiti, quasi tutti, visto che inavvertitamente, pensando si trattasse di un secondo giro mi approprio di un ulteriore piatto di pasta
sicuramente non destinato al mio stomaco, ma ad un altro che rischiava di non averlo. Chiedo umilmente venia, anche Io ed il galateo, ultimamente ci frequentiamo poco.

Alla spicciolata si va a nanna, la giornata è stata impegnativa e domani ci aspetta un altro percorso sicuramente bello e interessante come quello di oggi. Questa è la convinzione di tutti e con questa certezza ci appropinquiamo verso gli anelati giacigli, ignari del fatto che una bomba d’acqua e una
tromba d’aria si stanno proprio in quel momento abbattendo a nostra insaputa, sulla parte dell’Isola
destinata al nostro futuro itinerario. Ore 10 esatte, facciamo un piccolo briefing per decidere il da farsi, gli indigeni ci informano che oltre alla bufera ci sono state anche delle frane e degli allagamenti, si offre dunque una doppia opzione, chi vuole potrà scegliere il giro previsto seppur riveduto e corretto, o altrimenti gita a piacere.

Io mi unisco ai turisti e mentre gli altri partono mi concedo una passeggiata con Nonno Hulk. Due chiacchiere in riva al mare un caffè, un po’ di giovanili rimembranze, giusto per dare il tempo alla di lui progenie di prepararsi. Alice è cresciuta col Chapter, la prima volta che il papà l’ha portata in moto
aveva 9 anni, Alice è cresciuta nel Chapter, ora ne ha 20, una cascata di capelli, di allegria, di vitalità e di simpatia. Alice ieri sera ha ricevuto il Rocket (la patch piccola) possiamo semplicemente dire che se l’è guadagnata, congratulazioni. Vacanzieri in Porto Azzurro, in questo piccolo centro turistico di neanche quattromila anime, passeggiando ci lasciamo beatamente accarezzare da un fugace sole, timido ambasciatore di quello che probabilmente verrà domani .

Un po’ di shopping ed un delizioso pranzetto gourmet condiscono magistralmente la giornata. Ancora quattro passi nel borgo, arriva anche il manipolo di stradali girovaghi della mattina e ci ricongiungiamo tutti assieme. C’è voglia ancora di un aperitivo e allora tutti in sella, alla ricerca della location perfetta. Una roulotte adibita a bar uno strapiombo affacciato sul mare un preludio di tramonto, uno spritz, et voilà les jeux son faits. Altra lauta cena, stavolta ognuno ha il suo, comprese due tipologie di torta, brindisi di fine serata in balcone, baci abbracci e cotillon.

Al mattino dopo piccola riunione per definire il pre rientro, Renatino appena alzato si propone sfoggiando un esclusivo pigiamino finemente decorato da piccoli teschi, su zoccoli Birkenstock di camoscio. La classe non è acqua e non è per tutti. Ritiriamo il pranzo al sacco da consumare in viaggio, ovviamente
hanno pensato anche a questo, ancora un po’ di tempo libero e poi si innalzano le vele. Di nuovo al porto e di nuovo sul molo in attesa del natante.

Della piccola parentesi vocale intercorsa fra il Direttore ed il suo iettatore subalterno, vi ho già dato notizia in apertura di report, e visto che al momento del rientro, cioè a conclusione dei giochi, un sole splendente ed impunito malignamente ci sorride, preferirei non tornarci sopra. La prossima mi porto il gobbetto col
corno. Un altro piccolo intermezzo marittimo, sbarchiamo e ci immettiamo sulla strada di ritorno.

Almeno nell’ultimo tratto godiamo della luce giusta a valorizzare lo stupendo paesaggio che ci circonda. Una perfida foratura ci obbliga, durante l’ultimo rifornimento ad una ulteriore attesa, e qui
si paventa la possibilità di disgiungersi dal gruppo. Lo so non dovrei, ma sono ad un passo da casa e fra poco inizia la partita. Indosso la maschera gluteale, cioè la faccia come il culo, e chiedo all’Head se mi posso staccare anticipando così il rientro, è comprensivo e come lui Sandro che mi ammonisce però di non inviare messaggi col risultato, lui la registra e non vuole interferenze, mi impegno solennemente a mantenere il silenzio ed in un batter d’occhio riparto.

Tutto sommato tre giorni stupendi, certo il bel tempo ci avrebbe permesso più movimento e con esso
più bellezze da ammirare, ma anche quella piccola porzione di ozio di cui abbiamo goduto, è giunta in un momento ed in un luogo più che opportuni. Il Paradiso è pieno di meraviglie ma avere anche un po’ di tranquillità per goderne non guasta mai. A questo punto non rimane che parlare di Donna Sellati Cinzia, madrina dell’evento, splendida anfitriona, ed ispiratrice delle scelte. Sua la location suo l’impegno, sua l’organizzazione e suo il merito.

Chapeau Milady, grazie a nome di tutti, grazie di cuore.

Grazie anche alla squadra che la ha coadiuvata e sostenuta, ripeto ancora, le menti ci sono e le capacita pure, il resto lo fa il Roma Chapter, che siamo noi tutti. Stormo di uccelli in volo, branco di lupi in caccia, papaveri mossi dal vento della vita o quello che preferite…….


Statemisani.
By Moschet.
*Se capisce ar volo.