Editoriali

MOTOBEFANA 2024

Motobefana 24 ovvero:

Tutta una questione di bicchieri.

Apro la porta del bar entro e saluto ma, nessuno risponde, forse non mi hanno riconosciuto, strano qui sono di casa. Poi nello specchio di fronte a me intravedo una figura che ricorda un palombaro e d’un tratto tutto diventa più chiaro. La meteorologia odierna è diventata una scienza estremamente  esatta, talmente esatta che oramai invece di previsioni fa predizioni. E quindi se dice che il 6 gennaio sarà un giorno piovoso state sicuri che la profezia si avvererà.

Davide, il gestore, mi scruta col sopracciglio alzato e quasi basito accenna una domanda che ovviamente non pone, l’abbigliamento lo dissuade. Certo che vado in moto devo andare al motobefana con che ci vado? Guarda fuori, praticamente diluvia, la sua espressione cambia di nuovo ma il senso rimane lo stesso. Allora cerco di spiegarmi meglio, il mio Chapter, il Romachapter, ogni anno per il giorno dell’epifania organizza una uscita, che in gergo si chiama “ run” e questo run è dedicato al recapito di doni ai bambini ospitati in strutture specifiche e alle loro particolari esigenze.

Possono essere istituti ecclesiali, orfanotrofi, case famiglia od ogni altro genere di ente atto a fornire supporto all’infanzia. Lo facciamo perché è il minimo che possiamo fare, lo facciamo con gusto e la cosa ci fa sentire utili e lo facciamo con le moto, primo perché siamo motociclisti e ancor di più perché i bambini adorano le moto.

Ora ha capito, almeno spero. Finisco di bere il cappuccino indosso di nuovo il casco da palombaro saluto tutti, abbasso la visiera e vado a godermi questa magnifica giornata. Il tragitto non è molto lungo, sino al punto del rendez vous sono una quarantina di kilometri, un rapido calcolo mentale, un ettolitro d’acqua per ogni kilometro, lo scafandro dovrebbe tenere.

Poi come al solito, mi renderò conto, che io con la matematica, ahimè, non ci prendo quasi mai. La velocità è quella che il clima consente, non ci sono azzardi, quindi il tempo di percorrenza si dilata leggermente e visto che di panorami non se ne parla manco ad immaginarseli mi dedico alle supposizioni.

Già dalla chat dedicata all’evento ho avuto notizia di alcune defezioni veicolari, partire da casa sotto un nubifragio non è esattamente il sogno di tutti, tra l’altro questo e un periodo post influenzale e le persone devono lavorare. Quindi è più che comprensibile se qualcuno all’ultimo minuto decide per l’automobile, anche se….. faccio una scommessa con me stesso, ho in mente alcuni personaggi e mi gioco tutto sulla ruota, anzi più esattamente sulle due ruote della moto.

Iniziano le infiltrazioni d’acqua, un esile rivolo scende gelidamente per la schiena speriamo non diventi un fiume. Infine giungo al punto dell’appuntamento e con somma soddisfazione noto che ho vinto la giocata, i miei “ cavalli “ sono lì, tutti presenti e tutti in sella. Qualcuno mi fa notare che mi piace vincere facile e che questo tipo di match non prevede nessun genere di premio, perché non include rischi di sorta, come a dire “ sei voluto andare troppo sul sicuro. “ Pazienza, mi riconsolo scroccando un caffè a Marco. Il programma ha subito delle variazioni e la struttura scelta in origine non concede disponibilità, causa influenza dilagata nell’Istituto stesso.

Rimettere in piedi l’evento con così poco tempo di preavviso non è stato facile, ma alla fine grazie all’aiuto dei nostri soci e al lavoro dei soliti noti, ci siamo riusciti. Sono le 10.30 del mattino quando entriamo dal cancello della casa famiglia “ Il Tetto. “ Non è la prima volta che prendo parte ad iniziative del genere e dovrei essere abituato a questo tipo di circostanze, ma credo che nessuno dei partecipanti me compreso, possa mai fare l’abitudine alla distonia di tali particolari situazioni.

Qui il contesto è leggermente migliore, i bambini accolti sono infatti tutti con le loro rispettive mamme, almeno questo penso, potrà concedergli un minimo di sicurezza in più. Veniamo accolti con curiosità e cordialità, mentre facciamo conoscenza iniziamo anche a prendere i primi regali da consegnare, nel mentre si apre un piccolo sipario e va in scena, solamente per me e ovviamente  per le protagoniste, un capolavoro di profondo significato, il cui titolo è Tre Donne. Una già compiuta e due in itinere. Paola spiega ad Emily che l’esperienza di questa giornata, se giustamente interpretata, potrebbe contenere un insegnamento prezioso per la sua crescita interiore, ma Emily non sembra coglierne il senso, nel frattempo Sofia ci scruta sospettosamente. Il fatto è che la struttura pur se dignitosa e accogliente non potrà mai competere con quello che rappresenta il focolare domestico, specialmente nell’immaginario di un bambino e la cosa è tristemente evidente.

Si tratta certamente di una buona soluzione ma che comunque contiene in se stessa, tutta la provvisorietà e la criticità del momento. Emily risponde che questo è solo un particolare, uno dei tanti, un altro, a suo avviso, molto ma molto più importante, è che questi bambini, almeno loro, una casa ce l’hanno. Mentre molti altri no. Poi, forse neanche rendendosi conto, o forse si, di quanto realismo e di quanto ottimismo contenessero le sue parole, porge un giocattolo a Sofia, gli spiega come funziona e torna a essere la bambina di 11 anni che è.

Saper guardare il bicchiere con il giusto senso critico, non è dote di piccolo cabotaggio e comunque vederne l’aspetto positivo lascia trapelare un carattere che, seppure in formazione, mi fa sperare nel futuro. Se è mezzo pieno, c’è ancora da bere. Emily queste cose già le sa, Io le sapevo e forse le ho dimenticate. Sofia di anni ne ha 8 e li compie oggi per lei quindi una attenzione particolare. Traspare una certa diffidenza nei confronti di ciò che la circonda, e la mamma mi spiega che da quando sono lì, questo comportamento non l’ha mai abbandonata.

Ha un nome importante che deriva dal greco e significa “ conoscenza” purtroppo, credo, abbia iniziato i suoi giorni con la conoscenza sbagliata. Tre donne, una grande e due che lo diventeranno, una in parte già lo è stata e le altre saranno artefici della loro esistenza, una è madre di due splendide ragazze le altre potrebbero fare la stessa scelta o anche no, apparentemente la più piccolina sembrerebbe partire con più difficoltà ma dove arriverà, lo saprà solo lei, uno dei più grandi misteri della vita e che non si può mai dare nulla per scontato.

Entrambe i genitori di un mio amico fraterno, hanno iniziato le loro esistenze in modo analogo, ma questo non gli ha precluso la possibilità di conoscersi di amarsi e di creare una splendida vita e una meravigliosa famiglia, di cui lui stesso è testimonianza vivente.

Emily un papà invece ce l’ha, si chiama Stefano, io lo conosco Stefano, e credo che anche questa scommessa, non venga accettata. Si fa una certa e giunge il momento dei saluti è ancora presto per andare a pranzo e visto che la giornata lo consente, decidiamo di andare a vedere se riusciamo a prendere un po’ d’acqua anche a Ostia. Alle 13.00 tutti al ristorante di Gianluca nostro amico e socio, calorosa accoglienza e ottima cucina. Io purtroppo per il solito problema di inappetenza riesco a mangiare solo 12 kili di pietanze, speriamo che prima o poi mi torni l’appetito.

Il convivio ci riporta alla serenità usuale ed i discorsi si fanno più ameni  i primi sfottò, le prime risate ed il circo riparte. Ovviamente ognuno di noi dalla giornata vissuta ha estrapolato le proprie considerazioni, come costantemente accade ci sembra sempre poco in confronto alle realtà che vediamo, ma lo facciamo con passione.

Un gruppo di supernessuno che in un mondo di falsi supereroi si muove in silenzio, come una foresta che cresce e che lo fa anche senza che nessuno lo sappia. Tonino ad un certo punto, pone un quesito da accademia della crusca, ovvero l’articolo più appropriato da anteporre alla parola pneumatico. Lo pneumatico o il pneumatico. È giunto il momento di andare a casa, guardo il suo bicchiere ed effettivamente è ancora mezzo pieno, ma è meglio che rimanga così. Grazie a tutti, come sempre anche questa la metterò nel mio personalissimo album dei ricordi e spero voi nel vostro.

Take care you.

By Moschet.