In un pomeriggio di sabato di semi lockdown, riguardando qualche foto del 110° Anniversario dell’Harley-Davidson (festeggiamenti europei di Roma a Ostia del 2013) e facendo qualche piccola ricerca su internet, mi è venuta alla mente una cosa avvenuta in quella circostanza che si era depositata nell’enorme mucchio di ricordi che mi porto dentro.
Questa storiella vale la pena di raccontarla perché riguarda il nostro Chapter. Come potete immaginare, ci si é sempre attivati per la promozione dell’immagine e della conoscenza del Roma Chapter anche, e soprattutto, a livello internazionale.
In questo caso il successo è stato totale, perché la conoscenza del nostro Chapter sarà arrivata a chissà quanti appassionati harleysti, e non, di tutto il mondo.
Durante l’evento del 110° mi era stata affidata dalla H.O.G. la responsabilità di coordinare il lavoro che i Chapter romani dovevano svolgere, nell’ambito dell’evento, per supportare l’organizzazione della H.O.G. Europe e dell’Harley-Davidson Motor Company.
Il lavoro dei Chapter non fu facile, ma fu svolto in un clima di stupenda collaborazione e in modo esemplare e furono parecchie le manifestazioni di stima e di soddisfazione per l’ottima esecuzione dei compiti assegnati (tour guidati, controllo dell’accesso e allineamento della parata, collaborazione all’interno del villaggio al porto di Ostia, ecc.), persino da parte della Polizia di Roma Capitale, oltre che dalla Company e dalla H.O.G..
Alla manifestazione partecipavano, oltre allo staff di H.O.G. Europe, Willie G. Davidson (capo dell’ufficio stile H-D) e suo figlio Billy Davidson (vicepresidente e direttore del Museo Harley-Davidson di Milwaukee) altri vari vicepresidenti a capo di altrettanti dipartimenti della Harley-Davidson Motor Company, che avrebbero dovuto anche incontrare il Papa nel corso dei festeggiamenti.
Mi fu chiesto di organizzare e di guidare un giro in moto per queste persone il giorno prima dell’apertura ufficiale dell’evento, con partenza da Ostia alla mattina e rientro nel primo pomeriggio, utilizzando le moto demo che nel frattempo erano state ordinatamente disposte nell’area prevista.
Il giro prevedeva una visita a molti dei castelli romani, compresi i laghi di Nemi e di Albano. Il giro fu molto piacevole e la bellezza dei posti lasciò tutti piacevolmente impressionati.
Alla partenza era stato consegnato a tutti i partecipanti un bel librettino (una sorta di road book) con la descrizione del percorso e delle note informative sui luoghi visitati che era stato realizzato con la solita maestria dall’Editor del Forum Roma Chapter Marzia Fabiani. Questo sarebbe stato una sorta di souvenir per i partecipanti al giro.
Al termine del pranzo, prima di risalire in moto per rientrare, ho invitato tutti gli ospiti americani a partecipare alla festa che quella sera il Roma Chapter aveva organizzato presso il Barone Rosso, festa nella quale si sarebbero incontrati, oltre ai Chapter romani, anche quelli italiani giunti a Roma per l’evento.
La festa fu un vero successo, e alcuni degli americani parteciparono e si divertirono veramente molto.
Tra questi il capo del marketing dell’Harley-Davidson Motor Company, Mark-Hans Richer, un giovane molto alla mano che indossava un giubbotto nero con alcune patch, pin e delle scritte verniciate.
Mi spiegò che si trattava della “Freedom Jacket”, un giubbotto che da un anno girava per il mondo, e aveva già visitato Stati Uniti, Cina, Tibet, India, Nuova Zelanda, Australia, Sud Africa, Messico e tanti paesi europei, e tanti altri posti del mondo, indossata via via da varie persone. Ora la portava lui durante questo evento.
Ci disse che in molte parti del mondo varie persone avevano dato qualcosa da metterci sopra o, come in Cina, avevano dipinto sopra dei simboli o disegni.
Ci raccontò che, alla fine dei festeggiamenti per il 110° Anniversario, la giacca sarebbe tornata a Milwaukee dove, con una cerimonia speciale per la chiusura dei festeggiamenti dal 29 Agosto al 1 Settembre, sarebbe stata donata al Museo Harley-Davidson dove sarebbe stata custodita ed esposta.
Non me lo sono fatto dire due volte. Trovandomi senza il gilet del Chapter a causa del mio incarico che richiedeva che fossi al disopra delle parti, chiamai un socio del Roma Chapter e gli chiesi di staccarsi la patch piccola dal gilet e di darmi la pin del Chapter.
Le consegnai a Mark che mi promise di attaccarle entrambe in bella vista sulla Freedom Jacket. Dalle foto che allego potete constatare che la promessa è stata mantenuta e, sebbene il Forum Roma Chapter abbia poi consegnato il suo colonnato, quella del Roma Chapter rimane l’unica patch di Chapter cucita sulla Freedom Jacket.
E quindi un po’ del Roma Chapter si trova lì dove tutto è iniziato, sotto gli occhi dei circa 300.000 appassionati che ogni anno vanno a visitare il Museo.
La “Freedom Jacket”
As part of the year-long celebration, Harley-Davidson has enlisted individuals from all over the world to take a single black leather jacket – the ‘Freedom Jacket’ – on an adventure and to share their stories online. The Freedom Jacket will pass from rider to rider and visit dozens of iconic destinations in all corners of the globe, collecting their stories before coming home to Milwaukee for the final celebration, Aug. 29 – Sept. 1, and for display at the Harley-Davidson Museum.
Alcuni Simboli e disegni. La scritta in cinese significa libertà
Il Roma Chapter a via della Conciliazione per il saluto del Papa
Notate la patch cucita e la pin sul risvolto.
Willie G. Davidson durante la conferenza stampa di presentazione del 110°
Una foto insieme a Willie G e a Bill Davidson sulla Terrazza Caffarelli durante la presentazione dell’evento
Il momento della scritta sulla manica della parola “libertà”, in Cina
La giacca viene presentata al Papa
Durante una presentazione alla stampa, Mark mostra che cucirà sulla giacca la nostra patch
L’ultimo che l’ha indossata a Milwaukee prima della consegna al Museo.
By Claudio Barchi