Motobefana 2023 ovvero:
Una lacrima e un sorriso.
Ed eccoci di nuovo qui. Un nuovo anno davanti agli occhi ed uno appena trascorso dietro le spalle, con un futuro ancora sconosciuto ed un passato riposto fra i ricordi. Ieri ci ha detto chi eravamo, oggi ci domanda se saremo all’altezza di continuare ad esserlo. “Gli esami non finiscono mai” diceva Eduardo, con la saggezza e l’amarezza del viandante, che lungamente ha percorso i sentieri dell’esistenza. Certamente fondamentali, molte volte però, la buona volontà e la determinazione da sole non bastano. Perché nel nostro vivere c’è la Vita. E la vita è un racconto, che al contrario di un qualsiasi altro romanzo, può permettersi il lusso di non essere verosimile, e porci anzi, addirittura davanti ad improvvisi eventi del tutto inaspettati. Un applauso lungo, appassionato, ed un
rombo di Harley che sale fino in cielo, così giusto per ricordare al “Padrone dell’Universo” che, quel signore appena arrivato era uno di Noi. Parlo in prima persona ed esprimo un concetto che probabilmente appartiene più alla sfera dell’idealità, che a quello della realtà, ma, per me non è mai un addio non c’è mai niente di definitivo, solamente qualcosa di diverso.
Un pensiero che rielaboro durante il minuto di silenzio che dedichiamo alla tua memoria, poco prima di partire per il run della Befana. Il 31 Dicembre ti abbiamo salutato ed il 6 Gennaio sei di nuovo fra Noi, la materia manca, lo spirito no. E ora Tu lo sai Angelo, questi sono solo dettagli. Nella formazione c’è un posto vuoto e quando accendiamo i motori uno rimane spento. Altri dettagli. Che lentamente perdono significato, quando il singolo diventa unione, quando noi diventiamo il Roma Chapter, quando torniamo nel nostro elemento naturale, su quella strada che ovunque sia e ovunque porti, ci vede Tutti assieme e dove non manca mai nessuno.
La giornata si presenta come una di quelle tipiche di questo mese, grigia e leggermente piovigginosa d’altronde Gennaio ha poco da offrire, se non quello che la stagione gli concede. La partenza avviene dal Fungo dell’Eur e la nostra meta quotidiana è Villa Lavinia, una Casa Famiglia posta sulla litoranea a sud di Roma, esattamente a Lido dei Pini, una piccola località balneare situata fra Ardea e Lavinio.
Mater Amabilis è invece il nome della struttura che la accoglie. È lì che quest’anno abbiamo deciso di essere “ Epifania” la scelta non è casuale, ci siamo stati in passato ed inevitabilmente ci siamo legati a quel posto, ed a quella realtà. I nostri piccoli ospiti ci stanno attendendo e ancora più di noi credo stiano aspettano i doni che portiamo. Penso non sia un caso se il primo run dell’anno sia dedicato alla solidarietà, come d’altronde lo è stato l’ultimo di quello passato. Ce ne sono stati altri che ci hanno visto partecipi, ma questi due sono particolari, questi sono dedicati esclusivamente ai bambini alla loro gioia e alla loro innocenza, pur se vissute in situazioni estremamente particolari. Ed allora l’impegno deve essere maggiore e ancora più convinto, ed il
coinvolgimento totale. La litoranea si lascia percorrere con indifferenza, questi sono luoghi di mare e prendono maggior significato solamente durante la bella stagione, per il resto l’inverno rende questi panorami quasi anonimi che purtroppo suggeriscono poco al viaggiatore , se non un leggero senso di melanconia, che nel nostro caso non è neanche del tutto immotivata.
Il tragitto è veramente breve e comunque oggi la moto costituisce solo un pretesto per assolvere un compito ben più importante e per appagare la curiosità dei nostri piccoli amici. Alcuni di noi sono genitori, padri e madri ed alcuni addirittura nonni, non so se per loro sarà più facile o più difficileaffrontare un’esperienza del genere.
La mia “anima” filosofa si perde dentro i meandri della speculazione e nel frattempo la risposta viene, come sovente accade dai fatti. Si aprono i cancelli e tanti piccoli occhi sgranati ci colpiscono con il loro sguardo, come un potente fascio di luce.
Di una intensità però particolare e di una natura, che invece di colpire la vista, direttamente ed in modo prorompente arriva al cuore. E queste mamme e questi papà e questi nonni, con i loro comportamenti mi spiegano che “si la vita può essere anche inverosimile” ma che comunque la dobbiamo e la possiamo vivere nonostante questo. Loro sanno come fare. E se ieri hanno donato una lacrima oggi regalano sorrisi e se ieri il rombo dei motori era un triste saluto oggi è un inno alla gioia e che la buona volontà bisogna sempre mettercela, al di là di ciò che può essere garantito o di ogni nostra pur banale o legittima aspettativa.
E allora la cosa diventa contagiosa, un carosello di Harley prende vita nei cortili dell’Istituto e per un breve momento, la magia, quella vera, quella che solo gli Umani sono capaci di creare, coinvolge tutti, ma proprio tutti. Vegliardi bikers piroettanti conducono estasiate zavorrine in gincane fra alberi e cespugli, mastodontiche motogareggiano in immaginarie competizioni solo per la
soddisfazione dei loro piccoli passeggeri, che al di là di qualsiasi timore, incitano i loro piloti a compiere sorpassi, così da poter aggiudicarsi la vittoria, in quello che nella loro fantasia è diventato un vero e proprio Gran Premio. Le Suore oramai ci conoscono e assecondano il tutto con beneplacida rassegnazione, sono loro che ci offriranno un meritato pranzo una volta rientrati nei box.
Altro momento particolare è la consegna dei doni che avviene a fine pasto, ogni bambino ha espresso un desiderio personale riguardo a ciò che avrebbe voluto ricevere, ed ovviamente sono stati tutti accontentati. Ed è così, che usando le parole di un’altra Suora:
“ si aggiunge una piccola goccia nel mare, che seppur minima avrebbe significato qualcosa con la sua mancanza, perché il mare è formato da innumerevoli piccole gocce.”
L’aria è festosa e al momento dei saluti tanti piccoli visi esprimono soddisfazione per la lieta giornata trascorsa e tanti visi leggermente più maturi la condividono, forse avendo consapevolezze diverse, ma, questo appartiene nuovamente al registro dei dettagli, un qualcosa che per il momento non ci è dato comprendere.
Sulla strada del ritorno e sulla buonastrada, essere semplicemente quello che siamo e fare semplicemente quello che facciamo, la vera sfida forse è solo questa, cercare di rimanere Semplici.
Lasciandoci ispirare dall’Innocenza di chi abbiamo appena salutato e dalle giornate che abbiamo appena vissuto, finora ci siamo sempre riusciti perché non dovremmo anche domani ? Il curvone di Ostia è un classico quando siamo da quelle parti, è l’angolo dedicato al commiato. Gli ultimi saluti le ultime battute e poi via, ognuno per la sua strada, aspettando il momento di essere di nuovo ognuno sulla stessa strada e vivere assieme la stessa passione che senza badare ai dettagli, cerchiamo nonostante tutto di vivere. D’altronde tornando a rubare frasi ai pensatori più brillanti della nostra storia: “ Noi non amiamo la vita perché conosciamo la vita, noi amiamo la vita perché conosciamo l’Amore”
By Moschet