Editoriali

PERUGIA 2024

Perugia Run 2024 ovvero:
I conti li fa l’Oste.
Devo candidamente ammettere, che prima dell’adesione a questo oramai abituale run estivo, ho effettuato una mia piccola personale valutazione.
Non è pigrizia e non è opportunismo, è semplice esperienza. Il momento stagionale vorrebbe la ricerca dell’ombra e della frescura, le temperature, si può obbiettivamente dire, non sono quelle
più opportune per salire su una moto e girovagare su strade che, amplificando il calore ricevuto dal persistente solleone, malignamente, ne restituiscono in percezione più del doppio.

Lo sappiamo tutti, i 40 gradi male si accoppiano al Vtwin. Ed ancora, se nel vestiario vogliamo includere un minimo di protezione, e al tutto aggiungiamo anche il nostro mitico Gilet, confezionato rigorosamente in pelle di Yak selvatico, si può facilmente immaginare, a cosa si va incontro.

Per cui, prima di assentire, ho fatto due rapidi calcoli. Il mese non è quello più indicato, ma il Run organizzato dal Perugia Chapter, a mio modesto avviso, è uno dei più belli della stagione, il caldo sarà intenso, ma il viaggio tutto sommato non è poi così lungo, sono solo 360 kilometri tra andata e ritorno, si arriverà grondanti di sudore, ma l’albergo che abbiamo scelto possiede una stupenda e rinfrescante piscina, potrei pigramente optare per una oziosa domenica marittima, ma al mare ci vivo e non avrei l’opportunità di condividere due giorni con i mieifratellini del Roma e poi a Perugia si mangia bene e poi c’è il Monte Amiata e poi i panorami e poi e poi, basta con gli indugi, si parte!!


Non c’è l’autostrada, l’appuntamento è alle 9.00 sulla Via Flaminia, bene, faremo un percorso
alternativo. Ovviamente il periodo vacanziero non consente moltitudini partecipative, bene, adoro i viaggi contenuti, si guida con meno vincoli, si sta più insieme e si ha l’occasione per conoscersi meglio. Un saluto alla marmaglia un caffè una sigaretta un piccolo briefing una ennesima foto rovinata dal nostro Direttore, e ci avviamo.

Oggi guida Antonello, una garanzia di competenza e capacità, sono curioso di vedere il percorso che ha scelto per noi. Si continua sulla Flaminia passando fra i caratteristici borghi che la intersecano, il corteo si muove agilmente anche nel traffico che occasionalmente si incontra, Manuele in chiusura sornionamente opera la coordinazione del tutto. Il cielo leggermente coperto non concede il passo ai raggi solari, alleviando e non di poco la temperatura avvertita. Meglio di quello che pensavo. Proseguiamo fino a Narni, piccola cittadina in provincia di Terni, dove ci concediamo un breve pit stop rifocillante. Dai bastioni della città possiamo godere di una superba vista panoramica su tutto il paesaggio limitrofo, colline, pianure e campagne dalle più variegate tonalità di verde, digradanti pian piano, fino al giallo intenso dell’oro.


Sembra di essere in Irlanda, ma con molto più assortimento di scenari. Ci rimettiamo in marcia ed entriamo in Valnerina direzione Visso. La vallata e la stradache totalmente la percorre, prendono nome dal fiume Nera che spande la sua itinerante escursione su un tragitto comprendente 14 comuni, dalla provincia di Terni fino a quella di Perugia, creando per quasi 90 kilometri, un vero e proprio capolavoro naturalistico. Preludio dello spettacolo prossimo, in tutta la sua regale imponenza, all’inizio del primo tratto di cammino, la Cascata delle Marmore, magicamente attende il viaggiatore, sicura consapevole ed orgogliosa, dell’effetto che la sua veduta è capace di suscitare.

Con un salto di 165 metri suddiviso in tre progressivi scalini degradanti, il fiume Velino, proveniente dal lago di Piediluco, si tuffa rumorosamente nella sottostante gola del Nera, offrendo una rappresentazione acquea unica ed ammaliante. Continuiamo il nostro viaggio costeggiando il fiume, fondendo il rumore dei nostri motori con il chiassoso sciabordio dell’acqua.

Boschi di Salici e Pioppi, benignamente ci osservano e ci accompagnano per tutto il tratto. L’umidità nell’aria è naturalmente consistente ed i colori godono di una vivacità stupefacente, questo lo avevo messo nella casella dei pro, e non mi ero sbagliato. Antonello in vena di magie, dopo il rifornimento di carburante, devia sulla S.S 319 direzione Rasiglia. Anche conosciuto come il Borgo dei Ruscelli, questo piccolo centro in alta valle, situato a 650 metri sul livello del mare, si rivela un’altra preziosa gemma di questa splendida regione.

Salendo, la flora subisce drastici cambiamenti, ed a dominare sul paesaggio sono ora boschi di splendidi Lecci eimponenti Pini, che dire, manca la cornice, e sembra di essere in un quadro di Monet. La cosa ci affascina, ed ovviamente ci prende la mano. Inizia così un sali e scendi, fra curve tornanti e foreste, che ci porterà, dopo solamente otto ore, sosta pranzo compresa, a percorrere nel solo viaggio d’andata ben 370 kilometri di strade statali, provinciali, regionali, locali, tratturi sentieri carrarecce mulattiere oasi e anche un pezzetto di Tundra.

Insomma seguendo Antonello, abbiamo compiuto il periplo dell’Umbria, me ne accorgo all’arrivo, basta un rapido sguardo all’orologio e al parziale del contakilometri, ed Io che ne avevo calcolati anche meno per la totalità del viaggio, vedete a volte…… Facciamo appena in tempo a parcheggiare davanti all’albergo, che Giove Pluvio (come diceva Gassman) dimostra tutto il suo vigore olimpico con uno di quegli acquazzoni estivi, risaputi per la loro fastidiosa brevità e perniciosa abbondanza.

Anche la piscina esce dal conto, pazienza. Una rinfrescante doccia un momento di relax e via, ci rechiamo in concessionaria.

Un caloroso saluto con gli amici provenienti da tutta la Penisola, un giretto in negozio e siamo pronti per raggiungere la Location dell’evento serale. Una stazione di Posta, risalente al XVI° secolo, bisogna dirlo, i ragazzi del Perugia Chapter queste cose le sanno proprio fare.

Tavoli imbanditi nel giardino adiacente la struttura, siepi millimetricamente potate che delimitano tutta l’area, ed alberi secolari ordinatamente allocati, come ad apparire statici segnaposti, è un incanto.Quindi si mangia si chiacchiera si scherza e si ride, e poi, e poi si balla si canta e ci si diverte fino a notte fonda, o fino a quando non si ha voglia di andare a dormire. Il mattino ha l’oro in bocca, almeno così usa, Io all’aureo metallo del popolano adagio, preferisco di gran lunga l’ottima colazione che ci attende nei saloni dell’Hotel, doppia porzione di tutto compreso il caffè, un ultimo saluto agli amici e siamo pronti a rientrare.

Si uniscono a noi per il tragitto verso casa, i fratelli del Viterbo Chapter, adesso, e per un lungo tratto saranno loro a condurre la carovana, vedremo dove ci porteranno. Prima tappa del capitolo ritorno è il Monte Amiata. 14 kilometri di salita con una buona scorpacciata di curve e tornanti, in parte al sole, che oggi si fa sentire e in parte all’ombra tonificante dei boschi. In vetta c’è una adunanza di Vespa lovers, discepoli di questo mitico due ruote, che ognuno di noi, almeno nella sua adolescenza o gioventù ha posseduto o sognato di possedere.

Si crea una congestione totale, ma alla fine con molta pazienza e con improperi vari, arriviamo al dunque. Non tutti però, la moto di Claudio non ce l’ha fatta, la frizione si è surriscaldata e per il momento non vuole più lavorare, la lasciamo lì speranzosi che al ritorno abbia cambiato idea. Si parcheggia un po’ tutti a coda di gatto (l’altra versione non è consentita) ed in modalità Ghiottone ci dirigiamo al ristorante. Lauto pranzo seguito da doveroso riposino e dopo aver goduto appieno dei benefici del luogo, recuperiamo la moto scioperante e siamo di nuovo a dare il gas. Gli amici del Viterbo moltoprobabilmente per una maggiore prossimità al sito,conoscono profondamente la zona e ce lo dimostrano tracciando un percorso davvero unico. Scendiamo nuovamente dal monte fra curve e curvette e ci attendono subito una decina di kilometri di sterrato, giusti giusti per facilitare la digestione.

Il caldo ora è intenso ed il percorso lievemente accidentato, ovviamente rallenta l’andatura, quel tanto che ci da modo di apprezzare pienamente i forse 40 gradi che ci assalgono. Un caro pensiero va in direzione di chi ha scelto il tracciato ed ho il fortissimo dubbio che Andrea ne sappia qualcosa. Comunque si prosegue, direzione Scansano abbiamo deciso che si scende verso il mare, ottimo, vado verso casa, sono solo una sessantina di kilometri, quanto ci possiamo impiegare? già penso alla doccia gelata che mi attende. Siamo all’inizio del pomeriggio forse nelle ore più calde, il sudore ormai scende copiosamente sulla schiena ma stoicamente lo ignoro, come allo stesso tempo ignoro anche quale sarà il destino che ci attende di lì a poco. 53 kilometri ininterrotti di curve e voglio ripetere, ininterrotti, da dove sia uscita fuori una strada del genere non lo posso neanche immaginare, insomma dico,non è la prima volta che vengo da queste parti, le conosco abbastanza bene, ma ovviamente non come credevo. Il tempo si dilata e la speranza di arrivare comunque relativamente presto mi abbandona, sogghignando, come mi pare di intuire allo stesso modo, nell’espressione del Direttore alla prima sosta utile.

Lui, oramai ne sono certo, ilnostro destino ed il nostro tracciato li conosce. E così sarà, ancora per un lungo, anzi lunghissimo tratto, solo e solamente una impegnativa serie di svolte ripetute infinite volte. ‘’Tutto ha un Inizio e tutto ha una Fine” così insegnava il Buddha, e così ricordo, intravedendo da lontano il cartello stradale che indica la località di Capalbio, almeno credo, perché ho gli occhi intrecciati.

Finalmente un tratto di strada rettilinea, in questi due giorni mi ero convinto che non esistessero più. Di lì a poco siamo al casello di Civitavecchia e subito dopo all’area di servizio Tirreno ovest, dove stanchi, sudati e assetati, assieme ad un corroborante bevuta ci concediamo la pausa per i saluti finali. Le attività del Chapter si fermano per una breve pausa estiva, questo si può dire, era proprio il Run preludio della sosta. Mi accorgo che in 9 ore, abbiamo percorso 330 kilometri comprese le fermate per il pranzo e quelle per abbeverare i cammelli. In tutto 16 ore di viaggio e 700 kilometri percorsi, con un sorriso ricordo le valutazioni considerate nel pre partenza e ammonisco me stesso per non reiterare mai più errori così grossolani. “ I conti si fanno con l’oste “ mi ripeto sarcastico, e quando l’Oste è il Roma Chapter, non si sa mai come può finire, l’unica cosa certa è che comunque vada te la spassi.

Un ringraziamento a Tutti i partecipanti, agli organizzatori presenti e assenti. Una menzione particolare per Antonello, Manuele e per Tutti i Road, che con il loro impegno ci garantiscono sempre un divertimento sicuro, in tutte leaccezioni del termine.
Augurandovi una felice e spensierata vacanza mi congedo con un arrivederci a presto.

Statemibene.
By Moschet.